Sappiamo che è bello stare a chiacchierare con gli amici e siamo contente che siate felici, ma davvero pensate di avere più diritti di noi?“: è la domanda rivolta da Paola Corti e Monica Naldi, che gestiscono il cinema Beltrade in via Oxilia, ai milanesi che nell’ultimo weekend di zona gialla si sono dati appuntamento in vari luoghi della città creando assembramenti.

Le foto dei Navigli hanno fatto il giro del web, ma erano affollati anche altri punti di Milano: la foto pubblicata sulla pagina Facebook del Beltrade a corredo di un lungo post di sfogo, per esempio, è stata scattata nella piazza di fronte alla scuola primaria Ciresola, alla fine di via Venini, non lontano dal cinema.
Uno dei luoghi simbolo della riqualificazione di NoLo, diventata uno spazio sociale grazie alla pavimentazione colorata e ai tavoli da picnic e da ping pong. “Sappiamo che il quartiere in cui ci troviamo è uno di quelli emergenti in città, ma quello che succede in questi giorni è per noi come un pugno in faccia – si legge ancora nel postNon è giusto che ci siano persone che stanno rischiando di perdere tutto quanto hanno costruito e che non possono lavorare e altre che solo perché stanno meglio si comportano come se fossero padrone del mondo: è davvero questo il quartiere che volete?”

Una riflessione che non vuol dire desiderare che tutti si rinchiudano in casa come la scorsa primavera – sottolinea Paola Corti – “però vorremmo che le persone si rendessero conto del fatto che dal loro comportamento non dipende solo la salute degli anziani, ma anche il ritorno a una pseudo normalità e la possibilità per intere categorie di tornare a svolgere un lavoro dignitoso“.
Se da un lato il loro appello è indirizzato ai milanesi – e non solo ai giovani, dato che l’età media a NoLo si aggira sui 40 anni – dall’altro Corti e Naldi si rivolgono alla politica: Forse dovremmo cambiare le priorità, provando a ripartire dai luoghi della cultura come le sale cinematografiche, i teatri e i musei – proseguono – nei quattro mesi in cui il Beltrade è stato aperto, da giugno a ottobre, abbiamo sempre misurato la temperatura agli spettatori all’ingresso e preso tutti i loro numeri di telefono. Questo ha garantito la sicurezza di tutti, rappresentando nello stesso tempo un utile promemoria del fatto che la pandemia non fosse finita”.

Le due socie che gestiscono il cinema di via Oxilia vorrebbero tornare a lavorare, ma sanno bene che “potremo farlo solo se altre persone saranno abbastanza rispettose da permettercelo – continua Paola Corti – Non siamo contrarie allo svago, ma se si consente alle persone di sedersi al bar e in piazza, magari scambiandosi una bottiglia di birra tra amici, perché non permettere a noi di diffondere cultura e divertimento in sicurezza?“. La loro richiesta non è quella di aprire immediatamente le sale cinematografiche, ma piuttosto di “pensare a quelle che sono evidenti contraddizioni – conclude Corti – Per esempio, i supermarket sono aperti, ma non in tutti viene misurata la temperatura a chi entra. E si parla di riapertura dei cinema con mascherina Ffp2 obbligatoria per gli spettatori, ma quella protezione non è richiesta neppure negli ospedali. Se le regole non sono uguali per tutti, la percezione è quella dell’accanimento contro alcune categorie”.

di Lucia Landoni – La Repubblica, 28 febbraio 2021