Un film di Gabriele Mainetti. Cast: Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli – Drammatico – durata 137 min. – Italia, 2025
🌕🌕🌕🌑🌑 (voto: 3 su 5)
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Ancora una volta il genere: Gabriele Mainetti continua con la sua idea di cinema popolare in netta controtendenza rispetto a un’industria che punta esclusivamente sull’usato sicuro. La città proibita è un triplo salto carpiato, un film di arti marziali ambientato nel quartiere Esquilino, in cui convivono costumi ed etnie differenti.
Girato con un budget considerevole, ha il respiro di una produzione internazionale eppure non si dimentica del suo contesto e anzi cala le diverse prospettive all’interno di un ambiente che vuole preservare la sua tradizione ma non può che aprirsi al nuovo che avanza. Mainetti si diverte e sa divertire, gioca con una prima parte in cui frulla Tarantino, l’action alla John Wick e il cinema di Bruce Lee, poi rallenta in una fase centrale meno a fuoco, ma che serve a farci conoscere i personaggi e a omaggiare – ça va sans dire – Roma. Non sempre riesce a dosare i passaggi dalla commedia alla tragedia, quasi Shakespeariana, e dall’azione al melodramma, ma c’è tantissimo coraggio in quello che fa e in come lo fa.
Lo chiamavano Jeeg Robot è ancora oggi il suo film migliore, ma il suo percorso ha una coerenza e una visione che lo distaccano nettamente dalla gran parte dei (nuovi) registi del nostro cinema. Dovrebbe soltanto provare a sottrarre qualcosa, a non farsi prendere troppo la mano. Ben venga, però, questo livello di ambizione.
– A cura di Sergio Grega