L’arte è un fiore immortale, capace di nascere e rinascere, anche e soprattutto nei deserti dittatoriali.
Al regista iraniano Ali Asgari le autorità iraniane hanno vietato di lasciare il paese e di dirigere film fino a nuovo avviso.
Unico film iraniano presente nella selezione ufficiale di Cannes 2023, Terrestrial Verses (che verrà distribuito in Italia dal 5 ottobre col titolo Kafka a Teheran) ha ottenuto un caloroso riscontro di critica al festival, dove è stato proiettato nella sezione “Un certain Regard”, ed è stato venduto da Films Boutique in tutto il mondo. Ma quando Asgari è tornato in Iran dopo la prima, gli è stato confiscato il passaporto dalle autorità locali per impedirgli di partecipare ad altri festival internazionali. Nel tentativo di metterlo a tacere, il regime iraniano ha anche minacciato di mandarlo in prigione, come è successo ad altri autori iraniani (vedi Jafar Panahi, regista i cui film sono stati proiettati nelle Stagioni del Cineforum). Solo un paio di settimane fa, Saeed Roustae e il suo produttore sono stati condannati a sei mesi di prigione per aver proiettato il loro film Leila’s Brothers a Cannes 2022.
Kafka a Teheran, satira sul regime iraniano, segue persone comuni di ogni ceto sociale mentre affrontano i vincoli culturali, religiosi e istituzionali imposti loro dalle varie autorità sociali, dagli insegnanti di scuola fino ai burocrati.
Alireza Khatami (regista iraniano residente in Canada, cha ha co-diretto il film assieme ad Asgari) dice di aver “osservato l’inquietante escalation della censura sul cinema iraniano da parte del regime, che mette sempre più all’angolo i registi e limita le nostre vie creative nel corso degli ultimi due anni. Ali Asgari ha affrontato in prima persona le ripercussioni di questo clima. Ciò che è ancora più angosciante è l’abilità del regime nell’utilizzare l’intimidazione. Oltre a rivedere e censurare i contenuti, impiegano una rete di minacce e conseguenze legali”. Khatami teme che tali pressioni portino all’autocensura all’interno della comunità cinematografica iraniana. “Il loro obiettivo primario è inequivocabile: curare e controllare la cinematografia iraniana, assicurando che aderisca rigorosamente alla loro narrativa ideologica”.
Jean-Christophe Simon (socio fondatore di Films Boutique) ha affermato che la società è “molto preoccupata per la situazione di Ali”. Ha sottolineato l’importanza del “sostegno da parte della comunità cinematografica e della stampa internazionale per i registi iraniani”.
Il Cineforum Marco Pensotti Bruni conosce Ali Asgari fin dal 2013, quando presentò un cortometraggio che vinse la prima edizione del Festival dei Corti durante la manifestazione Cinestesia, che è diventata ormai un evento consolidato per la nostra associazione. Il regista iraniano partecipò con l’opera dal titolo inglese More Than Two Hours (in originale Bishtar az do saat), che colpì tutti, giuria e pubblico, per la profondità narrativa e la capacità del giovane autore di rappresentare uno spaccato della cultura e del modo in cui l’Iran toglie e vieta basilari diritti civili, che purtroppo nel 21° secolo ancora caratterizzano il suo paese natale.
Di seguito l’intervista che l’allora Presidente del Cineforum Gabriele Gallo Stampino fece ad Ali Asgari durante il 1° Festival dei Corti:
Il film Kafka a Teheran verrà proiettato a Milano presso il Cinema Anteo giovedì 5 ottobre alle ore 20:40.
L’evento è promosso da Amnesty International (organizzazione con la quale il Cineforum stesso ha collaborato più volte negli anni).
Il film verrà inoltre proiettato presso il Cinema Ratti di Legnano da venerdì 13 ottobre a lunedì 16 ottobre.